Stitichezza e Anziani

La costipazione ad oggi rappresenta un problema molto diffuso nella popolazione, soprattutto in quella anziana, le cui cause hanno una eziologia multifattoriale. 

Spesso però non si hanno idee chiare su come riconoscerla, prevenirla e/o trattarla. 

Con il temine stipsi ci si riferisce alla difficoltà o scarsa frequenza di evacuazione, feci dure o sensazione di svuotamento parziale del retto dopo l’evacuazione. 

Molti soggetti credono di essere stitici se non evacuano ogni giorno. Tuttavia, non tutti hanno un’abitudine giornaliera. 

È normale avere da 1 a 3 evacuazioni al giorno, oppure 2 o 3 evacuazioni a settimana. La minore frequenza non indica quindi necessariamente un problema. 

La frequenza delle evacuazioni intestinali infatti, varia da soggetto a soggetto. 

Di solito si giunge alla diagnosi di stitichezza cronica quando il soggetto ha 2 evacuazioni la settimana o meno, per almeno 2-3 settimane consecutive, specialmente accompagnate da dolore alla defecazione, fastidio addominale e sensazione di evacuazione incompleta. 

La stitichezza inoltre, aumenta progressivamente con l’età, particolarmente dopo i 70 anni. 

A contribuire alla condizione di stitichezza vi sono alcune cattive abitudini, tra cui: 

  •  insufficiente apporto di liquidi e fibre con la dieta 
  • uso improprio e prolungato di lassativi 
  •  mancata attenzione allo stimolo della defecazione e trattenuta delle feci 
  •  sedentarietà e scarsa mobilità 
  •  assunzione di farmaci con effetti collaterali costipanti 
  • ridotto tono muscolare. 

La scarsa assunzione di liquidi comporta un rallentamento del transito nel colon e una ridotta eliminazione di feci. L’assunzione di fibre influenza invece la durata del transito intestinale, la massa fecale e la frequenza delle evacuazioni. 

L’incidenza della stitichezza è maggiore tra chi pratica scarsa attività fisica e quindi sono più a rischio le persone anziane, con difficoltà a deambulare o a letto. 

Anche fattori ambientali, come la necessità di rimandare lo stimolo a evacuare, mancata o ridotta privacy, possono contribuire all’insorgenza di stitichezza. 

A giocare un ulteriore ruolo, sono i fattori emotivi e psicologici quali ansia, depressione e deterioramento cognitivo. 

Molti farmaci, infine, possono aumentare il rischio di stitichezza; così come la presenza di dolore a livello rettale causato da ragadi anali ed emorroidi. 

Se non opportunamente trattata, una possibile conseguenza della stitichezza è la stasi di feci, in particolare nelle persone anziane. Una prolungata presenza delle feci nel colon comporta l’assorbimento di liquidi con conseguente aumento della consistenza delle feci, che possono diventare estremamente dure dando origine a fecalomi.

Il primo passo nel trattamento della stitichezza occasionale e/o cronica consiste nella “educazione” intestinale

  • assumere almeno 1,5 litri di acqua al giorno 
  • aumentare l’assunzione di fibre nella dieta a 15-20 g al giorno 
  • praticare un regolare esercizio fisico

L’attività fisica dovrebbe essere adattata in base alle capacità fisiche e alla condizione di salute del paziente. Sono raccomandate passeggiate di 15-20 minuti, una o due volte al giorno, per le persone con una buona mobilità. Sono raccomandate deambulazioni di almeno 15 metri due volte al giorno per individui con mobilità limitata. Per persone costrette a letto o mobilità assente, sono raccomandati esercizi come l’inclinazione pelvica, la rotazione della base del tronco e sollevamenti di una gamba alla volta, per una durata 15-20 minuti almeno due volte al giorno. 

  •  sfruttare il riflesso gastro-colico, andando in bagno entro 5-15 minuti successivi alla colazione o entro 30-40 minuti dopo i pasti 
  • andare in bagno a un orario regolare ogni giorno 
  • limitare l’assunzione di caffè e tè 
  • per facilitare l’evacuazione dovrebbe essere usata una posizione accovacciata, ottenuta appoggiando entrambi i piedi su uno sgabello, piegando leggermente in avanti l’addome in modo da inclinarlo rispetto all’asse del corpo e rilassare i muscoli del piano pelvico. Questo aiuta a ridurre il bisogno di spingere.

Per i soggetti con scarsa mobilità, é da favorire per quanto possibile l’utilizzo della toilette ed evitare o limitare l’utilizzo della padella a letto. La posizione su una padella è “innaturale” e scomoda e può inibire lo stimolo della defecazione. In caso di soggetti allettati e con difficoltà a mantenere la posizione seduta, la posizione laterale sinistra è da preferire, infatti questa facilita il passaggio delle feci dal colon traverso al colon discendente.

Quando la modifica della dieta e delle abitudini errate non dovesse portare ad un miglioramento della condizione del soggetto, é possibile avvalersi dell’aiuto di sostanze lassative. 

I lassativi sono generalmente classificati in base alla modalità di azione: 

  • agenti formanti massa
  • lassativi emollienti della feci
  • lassativi osmotici 
  • lassativi stimolanti 
  • clisteri

Gli agenti formanti massa, come crusca e psillio, aggiungono massa alle feci e assorbono acqua. Una massa aumentata stimola le fisiologiche contrazioni dell’intestino e feci più voluminose contenenti più acqua sono più molli e passano più facilmente. Questi prodotti agiscono lentamente e delicatamente e rappresentano il modo più sicuro per garantire evacuazioni regolari. La dose può essere aumentata gradualmente finché non si raggiunge una certa regolarità. I soggetti che utilizzano agenti ammassanti devono sempre bere molti liquidi. Questi agenti sono generalmente sicuri, ma potrebbero causare problemi di flatulenza e meteorismo. 

Gli emollienti delle feci,  (olio di vasellina) agiscono lentamente per ammorbidire le feci, facilitandone l’espulsione. Questi inoltre determinano anche un lieve aumento della massa che aiuta le contrazioni naturali dell’intestino crasso e provoca un’eliminazione delle feci più semplice. Gli emollienti delle feci sono particolarmente indicati in pazienti che devono evitare sforzi, ad esempio in presenza di emorroidi o a seguito di interventi chirurgici in sede addominale.

Gli agenti osmoticirichiamano grandi quantità di acqua e sali minerali nel lume intestinale, rendendo le feci molli e poco compatte. L’eccesso di fluido distende le pareti dell’intestino crasso, stimolando le contrazioni. Questi lassativi sono costituiti da sali (solfati) o zuccheri scarsamente assorbiti (lattulosio). A questa classe appartiene anche il Macrogol. Per la loro  capacità di richiamare acqua, onde evitare complicazioni, questa tipologia di lassativi necessita di essere assunta seguita da un buon apporto idrico. 

lassativi stimolanti ( bisacodile, senna, rabarbaro) contengono sostanze di sintesi o naturali capaci di stimolare le pareti intestinali, inducendone la peristalsi e la spinta delle feci. Sono utili in caso di stipsi occasionale o utilizzati per svuotare l’intestino crasso prima di una procedura diagnostica. Assunti per via orale, i lassativi stimolanti, in genere, provocano un’evacuazione semisolida in circa 6-12 ore. Tra gli effetti collaterali vi sono, crampi addominali, reazioni allergiche e squilibrio di elettroliti. Inoltre, l’intestino crasso può diventare dipendente dai lassativi stimolanti, con conseguente insorgenza della sindrome dell’intestino pigro. 

Nei casi più gravi, l’uso a lungo termine di lassativi stimolanti può provocare stitichezza
non trattabile a causa della perdita della motilità colica. 
Per tale motivo, questi farmaci devono essere utilizzati solo per brevi periodi. 

clisteri infine, lavano via meccanicamente le feci dal retto e dalla parte inferiore dell’intestino crasso. La loro azione è immediata. I clisteri possono trovarsi in commercio già pronti o essere preparati e somministrati con una peretta riutilizzabile. L’acqua è il miglior liquido da utilizzare come clistere. Deve essere a temperatura ambiente o tiepida, non calda o fredda. Si introducono delicatamente nel retto dove l’acqua viene quindi eliminata portando via le feci.

Clisteri preconfezionati spesso contengono piccole quantità di sali, spesso fosfati. Altri tipi di clisteri contengono piccole quantità di sapone (clistere saponato), che produce un effetto stimolante, oppure olio minerale. 

Un trattamento a parte é riservato in caso di fecaloma. Questo non può essere trattato modificando la dieta o con l’uso di soli lassativi. Il trattamento iniziale prevede l’uso di clisteri con acqua corrente e successivi microclismi o clismi già pronti.  Se questi approcci non sono risolutivi, le feci, dure, dovranno essere rimosse dal medico o personale infermieristico con opportune manovre. 

In definitiva, non tutti i lassativi sono uguali. Alcuni sono più sicuri per l’uso a lungo termine, altri devono essere utilizzati solo occasionalmente; certi sono efficaci nella prevenzione della stipsi, taluni per trattarla. 

È opportuno quindi, evitare l’automedicazione ed affidarsi a professionisti della salute per valutare il grado di costipazione e, ove presente, la scelta del lassativo o del trattamento più opportuno alle proprie esigenze e condizioni di salute. 

Dott.ssa Marilinda Corbezzolo